Quando si varca la soglia della
Sala del Consiglio dei Dieci si entra un mondo di giustizia e repressione, che nessuna mente moderna occidentale può comprendere davvero. I Dieci erano giudici potentissimi, che indagavano sui crimini più alti, quelli che potevano mettere a repentaglio la vita stessa dello Stato. Alcuni dei momenti più rischiosi della storia della Repubblica, dalla congiura del doge Marin Faliero (1355, vedrete il suo ritratto oscurato nella Sala del Maggior Consiglio) a quella di Bedmar (1612), sono passati per questo gruppo di giudici. Nel soffitto della sala, si suole indicare la tela centrale, copia ottocentesca dell’originale di
Veronese che Napoleone prese per il Louvre: raffigura
Giove che caccia i Vizi. L’originale è questo:
https://collections.louvre.fr/ark:/53355/cl010064379 Non si può mancare di visitare
l’Armeria, dove i dignitari stranieri erano invitati a scrutare i mezzi con cui si avveravano le prodezze belliche venete. Impressionano le balestre, le alabarde, le armi miste, l’artiglieria da nave, i fanò delle navi turche, forse proprio quelle di Lepanto.
Si arriva poi al cuore della visita, l’immensa e travolgente
Sala del Maggior Consiglio, nella quale tutti i nobili aventi diritto di voto si riunivano con la principale funzione di eleggere tutte le cariche politiche dello stato centrale e periferico. Se serviva un nuovo Consigliere, un Avogadore de Comun, un Podestà di Padova, un Camerlengo, un Savio di Terraferma, o un nuovo Doge, era il Maggior Consiglio ad eleggerli, entro la nobiltà chiaramente. La sala fu interamente rinnovata dopo il disastroso incendio del 1577, e abbellita con teleri di Tintoretto, Veronese, Palma il Giovane, Bassano e i loro seguaci. Se vi va di leggere qualcosa di più sull’enorme tela del Paradiso dipinta da Giacomo e (soprattutto) dal figlio Domenico Tintoretto, entro il 1592, potete trovare qualche informazione in più a questo link:
https://collections.louvre.fr/ark:/53355/cl010064379 Passerete poi alla
Sala dello Scrutinio, dove vi invito a dare uno sguardo almeno alla
Battaglia di Lepanto di Andrea Michieli il
Vicentino, dipinta probabilmente intorno al 1595. Essa raffigura una delle più celebri battaglie combattute sul Mar Mediterraneo, il 7 ottobre 1571. I cristiani, rappresentati da Venezia, Spagna e il Papato, affrontarono la flotta turca sul golfo di Patrasso, ottenendo una vittoria schiacciante. Cercate il ritratto di Sebastiano Venier, capitano da mar dei veneziani, che eroicamente combatte senza elmo sul ponte della sua galea capitana: al ritorno, sarà eletto 87° doge di Venezia nel 1577.
Infine, il percorso vi porterà al Palazzo delle
Prigioni Nuove attraverso il famose
Ponte dei Sospiri. Non è vero che fu Lord Byron, celebre poeta inglese, ad attribuire il nome al ponte, che così era chiamato almeno un secolo prima. Certo è che tutti possiamo facilmente immaginare i sospiri dei prigionieri che lasciavano la libertà per entrare in prigione e potevano lanciare un ultimo sguardo alla libertà fuori dalle sue finestrelle…
La Prigione Nuova fu costruita perché i
Pozzi e i
Piombi, localizzati nello stesso Palazzo Ducale, non erano sufficienti, per numero e spazio. Nel 1580 si avviò la costruzione delle prigioni oltre il rio, mastodontica costruzione che rimarrà in uso fino agli anni Venti del Novecento. Noterete i graffiti sulle pareti delle celle, che oggi rimangono vuote. Troverete delle celle ricostruite, tutte rivestite di legno con i letti e le mensole alle pareti. Sarete sollevati quando troverete l’uscita!
Spero che queste poche note possano essere di un qualche aiuto, e vi invito a scrivermi se vorrete essere accompagnati da me a Palazzo Ducale: ci sono infinite storie che attendono di essere raccontate!
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