Innanzitutto non era un rinoceronte, ma una rinocerontessa, e il suo nome era Clara. Era nata in Bengala nel 1738 ed era da cucciola rimasta orfana di madre. Il direttore della Compagnia olandese delle Indie orientali nel Bengala Jan Albert Sichterman la accolse da giovane e la accudì nella sua proprietà fino a quando le dimensioni dell’animale lo costrinsero a venderla. Nel 1740, Clara fu ceduta al capitano Douwe Mout van der Meer, che se la portò in Olanda e cominciò a farne spettacolo. Le esibizioni in pubblico dell’animale in Europa divennero in breve tempo così di successo che Van der Meer abbandonò la sua professione per iniziare una vera tournée europea con l’animale. In effetti, la rinocerontessa era oggetto di attenzione non solo da parte di naturalisti e scienziati, che altrimenti non avrebbero visto un esemplare del genere dal vivo, ma anche del pubblico semplice. Clara fu mostrata in tutte più grandi città europee: Rotterdam (1741), Anversa, Bruxelles (1743), Amburgo (1744), Hannover, Berlino, Vienna (1746), Ratisbona, Freiberg, Dresda, Meissen (1747), Berna, Zurigo, Basilea, Sciaffusa, Stoccarda, Augusta, Norimberga e Würzburg (1748), Reims, Parigi (1749), Marsiglia, Napoli, Roma (1750), Bologna, Milano, Venezia (1751), Londra, Praga, poi Varsavia, Cracovia, Danzica (1752), Copenhagen, e di nuovo Londra. Nel 1751, Clara fu la maggiore attrattiva del Carnevale di Venezia!
Il pachiderma, che pesava 3 quintali, era oggetto di molte attenzioni, da parte di ogni categoria sociale. E fu così che Pietro Longhi venne chiamato da almeno due famiglie nobili a fare un ritratto della celebre rinocerontessa. Non era la prima volta che l’animale attirava le attenzioni dei pittori, visto che il pittore francese Jean-Baptiste Oudry ne dipinse l’effige a Parigi nel 1749. Longhi ce la mostra all’interno del capannone (un “casoto” si direbbe in veneziano) che le fu preparato per esibirla, mentre mangia della paglia. Salta subito all’occhio il fatto di essere senza corno, il quale è retto dal domatore.
Non si sa se il corno sia stato perduto dalla rinocerontessa per le sue condizioni di salute, o se le sia stato tranciato per questioni di sicurezza. Dietro un parapetto vediamo, vicino al domatore (forse lo stesso Van der Meer), due maschere distinte, un nobiluomo e una nobildonna, forse chissà gli stessi Grimani committenti del dipinto. Più indietro, una popolana porta in volto la moretta – la tipica maschera femminile nera tenuta stretta tra i denti, molto amata dalle donne -, dandoci bene l’idea del clima carnevalesco. La gente rimaneva a guardare l’enorme mammifero indiano, che divorava cibo a volontà, incluso arance e tabacco, e beveva anche birra! I prezzi di entrata per vedere la bestia erano anche piuttosto cari, ma a Carnevale ognuno era disposto a spendere per il divertimento. Pare che Van der Mander guadagnò una cifra esorbitante durante quel carnevale veneziano e che perdesse tutto nei casini di gioco che tanto irresistibili erano nella Venezia del Settecento…
Del dipinto esiste anche una replica, autografa, oggi conservata alla
National Gallery di Londra. Con poche differenze, questa versione fu realizzata per Gerolamo Mocenigo. Longhi si trovò a ritrarre diversi altri animali esotici: alla Fondazione Querini Stampalia si conserva il ritratto di un leone, realizzato durante il Carnevale del 1752, mentre alla Fondazione Leoni Montanari di Vicenza, quello di un elefante del 1772, dipinto niente meno che per Marina Sagredo Pisani!
Qualche link interessante:
https://carezzonico.visitmuve.it/en/il-museo/percorsi-e-collezioni/second-floor/longhi-room/ https://carezzonico.visitmuve.it/en/il-museo/percorsi-e-collezioni/second-floor/longhi-room/