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Il salone da ballo dei Rezzonico

A Venezia i saloni da ballo non mancano.
Alcuni sono tuttora di proprietà privata e generalmente non accessibili, altri sono aperti su richiesta, altri ancora sono musealizzati e fruibili come spettatori. In questo testo proporremo una descrizione dell'ultimo salone da ballo veneziano realizzato da una famiglia nobile in città in epoca rococò, e il più grande salone da ballo veneziano privato: quello di Ca' Rezzonico.

Si tenga conto che il salone da ballo non è sempre esistito in questa fattispecie. La tipologia abitativa privata veneziana, fin dalle sue origini, prevedeva la strutturazione degli spazi interni in funzione di una prerogativa fortemente commerciale. Il piano terreno, destinato alla conservazione e stoccaggio delle merci, si articolava attorno a una lunga sala passante denominata pòrtego. La modulazione tripartita del portego centrale e sale più ridotte ai lati si replicava poi ai piani superiori.
Il portego del primo piano nobile svolge molteplici funzioni: grande entrata, salone di rappresentanza in cui mostrare le gesta di famiglia, andito di passaggio alle varie zone della casa. Palazzi di maggiori dimensioni avevano un portego anche nel secondo piano nobile, non di rado convertito in galleria di pittura. In tale contesto, eventuali festeggiamenti privati occupavano spazi non appositamente pensati per lo scopo.
A importare la tipologia del salone da ballo, ovvero di una stanza volutamente predisposta per occasioni mondane e sociali, fu una famiglia di nobili non tradizionale: gli Zenobio. Forse proprio per staccare con la tradizione e distinguersi dalle altre casate, gli Zenobio crearono nel loro nuovo Palazzo dei Carmini un enorme salone da ballo, decorato con ricchi stucchi e tele, negli anni Novanta del Seicento.
Neanche a dire che in tempi rapidi, complice una svolta sociale particolarmente votata ai festeggiamenti lussuosi e ai passatempi alquanto dispendiosi, il salone da ballo divenne una vera moda a Venezia. Molte famiglie ristrutturarono gli antichi palazzi per trasformare il portego in salone.

ll salone costruito dai Rezzonico da Giorgio Massari doveva rispondere alle specifiche esigenze di autocelebrazione di questa casa, di origini comasche, assunta alla nobiltà veneziana a metà Seicento. Come è noto, il palazzo era stato principato da Longhena per i Bon un secolo prima, e l’architetto barocco non aveva progettato un salone dell’originario disegno. Lasciato incompiuto per questioni finanziarie, furono i Rezzonico a comprarlo nel 1750, e farlo terminare da Giorgio Massari in tempi da record. Massari aggiunse una porta d’acqua lungo il rio di San Barnaba, creò una monumentale porta d’ingresso in pietra d’Istria, uno scalone d’accesso al salone da fare invidia a un re, e il più grande salone da ricevimento che Venezia avesse mai visto prima.
Ad ornarlo ad affresco, in un’esplosione di entusiasmo per il trompe-l’oeil architettonico furono Girolamo Mengozzi Colonna per quanto concerne la quadratura e Giambattista Crosato per le parti figurative. Il salone occupa due piani in altezza ed è inondato di luce naturale che proviene da tre fronti. Per le feste notturne, la servitù accendeva le numerose candele degli splendidi lampadari in legno e ottone dorati, che ancora si possono vedere oggi.

La decorazione del salone, dal punto di vista iconografico, propone temi piuttosto canonici per l’encomiastica aristocratica europea. Al centro del soffitto, appare il carro del sole trainato da quattro cavalli. È un simbolo della luce, del sapere, del potere che illuminano la terra. Il sole è raffigurato come “un giovanetto ardito, ignudo, ornato con chioma dorata, sparsa di raggi”.
È metafora dei committenti, dei padroni di casa, la cui fama e gloria risplendono come un sole su tutto il globo. Perciò ai lati si mostrano le personificazioni dei quattro continenti, raffigurata puntualmente come descritte da Cesare Ripa nell'Iconologia.

L'Europa è una donna vestita regalmente perché “è regina di tutto il mondo” e mostra cornucopie abbondanti con ogni sorta di frutti; porta con sé un tempio, libri, un cavallo, strumenti geometrici e musicali perché in tutte queste discipline l’Europa - poco modestamente- ha trionfato. Un vaso pieno di corone e scettri la affiancano, perché di questa terra sono oriundi grandi uomini di governo.
Proseguendo in senso antiorario, si incontra l’America, nelle sembianze di una donna spoglia, di carnagione scura, coperta di penne variopinte, richiamate anche dalla presenza di un pappagallo. Tiene arco e frecce in mano, e in basso si vede un alligatore.
L’Africa è una donna dalla pelle scura, accompagnata da animali esotici, tra cui si distinguono un elefante, un leone e un serpente velenoso. Porta coralli e perle al collo e alle orecchie, e mostra spighe di grano.
Infine si vede l’Asia, bella donna con corona di fiori e vestita riccamente. Alla sua sinistra c’è un incensiere, per ricordare la produzione di spezie e profumi. Tiene vicino un cammello “animal molto proprio dell’Asia, e di essi si servono più che di ogn’altro animale”.

Un altro elemento figurativo salta all’occhio dello spettatore che entra nel salone: l’elefantiaco stemma della famiglia Rezzonico. È quadripartito in questo modo: il primo quarto mostra la croce d’argento su campo rosso, a ricordo che la famiglia proveniva da Como; il secondo e il quarto quarto mostrano una torre su campo azzurro, a probabile commemorazione della famiglia Della Torre loro ancestrale; l’ultimo quarto bandato rosso e d’argento è tipico del cardinal Carlo Rezzonico, vescovo di Padova, e poi futuro papa Clemente XIII. Al centro si mostra l’aquila bicipite in quanto i Rezzonico erano anche baroni del Sacro Romano Impero.

Intorno, vi sono molti episodi legati ad Apollo, il dio sole (nelle sue varie peripezie con Dafne, Marsia, Coronide, Pitone, Clizia), e i segni zodiacali: come a dire che il destino di qualche stirpe è scritto nel firmamento.


 Sito di Ca' Rezzonico
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